Un dubbio che rimane (7)
Domenica 14 settembre è un giorno particolare. Intanto perché, in inglese, è il giorno del sole (Sunday), ma il sole si vede solo a squarci, è la classica giornata irlandese. E poi perché proprio di domenica mi aspetta un tour nella parte più dura di Belfast, in particolare il quartiere di Shankill Road. E' un giorno segnato dalla musica che ho in testa. Vero le 10.00 di mattina salgo sul bus turistico, prime tappe centrali: il Cathedral quarter, la Custom House, l'Albert Clock. Si prosegue poi sulle rive del Lagan, e con passaggio nel Titanic quarter, un cantiere a cielo aperto al cui centro ci sono i cantieri navali H & W che costruirono il transatlantico famoso per il suo tragico viaggio inaugurale. Trovo buffo che qui ci siano manifesti orgogliosi di aver fabbricato quell'imbarcazione. Titanic: made in Belfast. La guida fa un paio di battute sul fatto che, nonostante l'impegno profuso nella progettazione e nella costruzione, l'imbarcazione sia affondata. Purtroppo la mia conoscenza dell'inglese è tale che non riesco a colgiere cosa dica la guida, capisco che si tratta di una battuta dall'espressione del volto della guida e dalla reazione di altri turisti. Il quartiere, dicevo, è un pullulare di cantieri edilizi in vista del 2012, anno in cui ricorre il centenario. In quell'occasione, ovviamente, con quelle bandiere e quei manifesti Titanic 2012 o Titanic: made in Belfast mi veniva in mente un vecchio De Gregori: la prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento...
La tappa successiva è il castello di Stormont, poco fuori dal centro abitato, attuale sede del parlamento nordirlandese. La strtada passa davanti al porto di Belfast e anche al secondo aeroporto, il George Best Belfast City Airport. Sembra uno scalo di provincia, e si vede che è di recente costruzione. Da una prima occhiata, sono i voli low-cost che fanno scalo qui. In breve si arriva a Stormont. Il castello è posto in una sorta di collinetta, in mezzo ad un parco, davvero un bel posto. Tra l'autista del bus e la guardia all'entrata del parco c'è uno scambio di battute. Mi piacerebbe scendere qui ma poi dovrei aspettare il bus successivo, e, sapendo che ne passano fino alle 14.00, scelgo di rimanere seduto e tornare al centro.
Si passa rapidamente al Laganside, con il S. George's market, di epoca vittoriana. In una fermata noto di sfuggita il murale di Donegall Street che tornerò a fotografare. Intanto, già dal castello di Stormont la colonna sonora che ronza nel cervello è cambiata: Sunday, bloody sunday degli U2. Ci si avvicina alla parte dura della città. La guida e il conducente del bus si scambiano battute, mi sembra di capire che il secondo parli (ironicamente) come se non avesse voglia di accedere al quartiere unionista. Decido di scendere proprio lì.
La zona è desolata, è pieno giorno. Ci sono decine e decine di bandierine del Regno Unito che attraversano la strada stese su fili, e molti murales raffigurano uomini in passamontagna armati di mitra. Si vede spesso anche la bandiera dell'Ulster con la mano rossa, e nei murales questo simbolo è spesso accompagnato dalla sigla UVF, Ulster Volunteer Force. Nei murales si ricordano il reggimento caduto in battaglia nel corso della prima guerra mondiale, oppure si omaggia la regina madre, o il regno unito. L'aria che si respira è molto tesa, ci si sente come se ci si volesse difendere da qualcuno. C'è un parco che commemora i caduti dell'Uvf, e poi c'è un murale agghiacciante, che ritrae un bambino ferito, con una scritta che lascia intendere che i genitori sono stati uccisi da una bomba o da un attentato repubblicano. Passeggio un po' per la strada e osservo, ma in giro non c'è quasi nessuno e mi sento un po' a disagio. Decido di aspettare il bus successivo e tornare verso il centro anche per mangiare. Nel tragitto passiamo per la peace line, il muro che separa le due comunità. Anche in questa parte ci sono murali. Passiamo anche per Falls Road, il quartiere repubblicano e si vede subito. In primis appaiono le scritte anche in gaelico, in alcuni casi viene utilizzata solo questa lingua. Su un edificio campeggia la bandiera della Repubblica. Sembra quasi di aver passato di nuovo il confine.
In breve si torna al centro. Dopo la pausa pranzo, mi reco a piedi a Falls Road. Forse mi sono sentito rassicurato dai murales anti- Bush, o dal sorriso di Bobby Sands dipinto dul muro della sede dello Sinn Féin, perciò torno a piedi e fotografo ancora. Anche qui c'è un parco commemorativo dei caduti repubblicani, ma si respira un'aria un po' diversa. Non ho visto un solo murale contro l'Uvf, mentre a Shankill c'era qualche segnale anti-repubblicano e anti- IRA. Poi, certo, la situazione reale, lo si capisce, dev'essere molto più complessa di quella che si vede dai murali. Però ci sarà un motivo per cui ho percepito un'aria più distesa tra Springfield Road e Falls Road, che non a Shankill Road e dintorni.
Una volta finito il tour, passeggiando, torno alla City Hall con la sua ruota panoramica e mi rendo conto di quanto questa città sia ambigua, ma non è ipocrita, perché non vuole né può nascondere la propria storia (per molti versi difficile), semmai cerca di conviverci con il massimo di leggerezza ed ironia possibile. La mia visita in Irlanda volge alla fine. Di sera torno in ostello, converso amabilmente con Jennifer, decido di cenare con lei e le altre ragazze. Suono un po' la chitarra, e dentro di me comincia a risuonare l'eco di quelle parole che mi avevano accompagnato a Fiumicino: ma cos'è questo strano rumore di piazza lontana? Sarà, forse, tenerezza o un dubbio che rimane? e comincio a pensare che Belfast mi lascia proprio questa sensazione, quella del dubbio che rimane.... Chissà, forse c'è anche un po' di malinconia nel sapere che il giorno successivo si parte per tornare a Roma e alle consuetudini.
Meglio le mani di un artigiano
12 anni fa

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