sabato, luglio 07, 2007

Monopolio mon amour

Evviva il libero mercato. Soprattutto nell'area dei servizi di pubblica utilità. Telefono, energia elettrica e gas naturale, evviva il libero mercato. Davvero. Siamo cresciuti in regime di monopolio, noi italiani. Non siamo abituati alle liberalizzazioni. Anzi, fino a venti-trent'anni fa le maggiori imprese del capitalismo italiano erano viziate. Perché una quota di esse era detenuta dallo stato. Ricordate le partecipazioni statali? C'era anche un ministero, fino alla fine degli anni ottanta. Le aziende italiane sono abituate a ricevere aiuti dallo stato, abituate ad essere oberate di debiti nei confronti delle banche; peraltro anche le banche avevano quote azionare partecipate dallo stato.

Da vent'anni circa si parla di privatizzazioni, ora liberalizzazioni. In primo luogo lo stato ha dismesso le quote di partecipazione da banche, assicurazioni, ma anche da società come Enel e Stet. Alcune di queste società, viziate e non abituate a competere lealmente, hanno fatto cartello e ciò ha fatto sì non solo che le tariffe rimanessero più o meno costanti, ma non ha migliorato la qualità del servizio offerto.

L'esempio classico che faccio è quello della compagnia telefonica. Finché c'era la Sip ed era gestita dallo stato direttamente, l'interesse della compagnia era tutelare la continuità del servizio; quando la società è stata privatizzata, poi, chi l'ha acquistata ha badato solo al profitto e al suo tornaconto personale, con il risultato che le bollette telefoniche sono aumentate e la qualità del servizio è scarsa. Non solo, il fatto che Telecom abbia in gestione diretta la rete telefonica crea una posizione di enorme vantaggio a suo favore. Qualunque altro operatore che voglia accedere al mercato, a meno di non voler spendere miliardi di euro in infrastrutture in tutto il territorio, deve passare per Telecom, che già dispone di questo.

Dicevo all'inizio: evviva il mercato libero. Tanto più se vogliamo competere con l'Europa e se ragioniamo in termini di globalizzazione. Ma se liberalizzare vuol dire dare un vantaggio sproporzionato ad un ex monopolista senza alcuna garanzia per la qualità del servizio, come è avvenuto nel caso della telefonia, allora viva il monopolio di stato. Tutta la vita.

Questo governo ha approvato, ed è una delle misure che più condivido, dei "pacchetti" per le liberalizzazioni in settori dell'economia in cui c'erano privilegi e chiusure. Benissimo. Attenzione, però, a che questi privilegi non si coalizzino per spirito corporativo. Non solo si reitererebbe una situazione che l'Italia già conosce, ma si metterebbe a repentaglio la capacità del paese di competere all'estero

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