domenica, maggio 16, 2010

Volare nel deserto /2

Il 25 aprile è una giornata di sole in una primavera che avanzando si è fatta capricciosa. Giornata di ricorrenze che ormai sembrano aver perso il loro significato fondativo, e giornata di occasionali scampate fuori porta, dove prevale l'odore della carne alla brace e le canzoni alla chitarra. Avevo deciso di andare in viaggio, preferibilmente fuori dall'Europa, ed una serie di circostanze mi porta a scegliere la settimana che lega il 25/4 al primo maggio come periodo. Mi prende un colpo quando leggo che tre gruppi di 15 persone ciascuno partono per la stessa meta nello stesso periodo: troppo caos, si rischia di snaturare il viaggio. Comunque per me è un'esperienza nuova. Abituato a fare il viaggiatore/viandante solitario, con tutta la retorica che accompagna quest'immagine, condividerò il mio primo viaggio fuori dal continente con persone ora sconosciute, ma che in otto giorni possono diventare familiari. Certo, devo fare i conti con la mia proverbiale freddezza, ma per quello c'è tempo: almeno fino al 2 maggio, giorno del rientro.

Così tra le undici e mezzogiorno incontro il primo gruppo, passiamo rapidamente il check-in, ci concediamo un pasto frugale al duty-free e poi s'imbarca tutti su un velivolo della Royal Air Maroc, partenza prevista alle 12.30. Contro ogni nostra previsione ci servono il pranzo durante il volo, e già per questo e per i volti sorridenti questi marocchini mi sono simpatici. L'interno del velivolo è decorato come se fosse una moschea: chissà che qualche volta non capiti l'ora della preghiera durante qualche volo, e ci si rivolga con fiducia a La Mecca dopo aver ascoltato il Muezzin gridare "Allah akbar".

Il pranzo al duty-free ed il volo sono le occasioni giuste per le prime conversazioni. Lungo i corridoi il primo argomento di conversazione sono i rispettivi viaggi, e qui salta fuori (lo sapevo!) il mio conto in sospeso con la capitale d'Oriente, Istanbul. Due delle mie compagne di viaggio ci sono state di recente, e ne sono rimaste incantate. Esprimo tutto il mio disappunto perché volevo andar lì, ma ora le circostanze mi portano in Marocco e non sarà certo un "viaggio minore", lo so già dall'inizio.

Dopo due ore di volo circa atterriamo a Casablanca. Penso: finalmente arrivo in un posto che è ancora giorno! Neanche il tempo di pensarlo. Appena sbarcati c'incontriamo con il gruppo che parte da Milano: saliamo tutti in bus e ci dirigiamo subito a Meknès. Tra una cosa e l'altra (cambio delle monete, etc.) arriveremo lì che è già notte. Così, anche questa volta la tradizione è rispettata, nonostante tutti i pronostici sfavorevoli. (continua)

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