Volare nel deserto /6
Tutto cambia in questo viaggio. A volte i cambiamenti sono radicali ed avvengono in modo repentino, eppure lo spazio ed il tempo di questa settimana sembrano dilatati. E' da qualche giorno che siamo in giro ma sembra sia passato molto più tempo. Siamo passati in breve dal caos dei suk dove passano carri e somari in continuazione a luoghi incredibili e semi-desertici come le Gole del Ziz. Sembra di stare in Colorado, con questi speroni di roccia molto alti e un corso d'acqua molto in basso.
Nel frattempo continua la mia personalissima girandola di compagni di stanza. Ho iniziato con Fashion, continuo con Graziano ed il Mauri, proseguirò in altra compagnia ancora. Mi gira così, ed ammetto di nutrire una simpatia particolare per qualcuno...
La guida del giorno, Joussef, ci spiega cos'è una Kasbah e cosa uno Ksar, ci fermiamo a vedere una Kasbah e uno Ksar abbandonato nelle gole, verso metà mattinata raggiungiamo l'Oasi di Meskhì. Considerando il panorama che avevavo visto fino al momento, e quello che vedremo dopo, è un vero paradiso terrestre.
Nel regno dove il sole picchia senza possibilità di riparo già la mattina presto, un luogo dove scorre acqua, crescono rigogliose le palme e la vegetazione è florida, un luogo dove si vedono le rane e le donne che lavano i panni al fiume è l'ennesima sorpresa di questo incredibile tour. Ma il piatto forte della giornata ci aspetta per la sera ed è il deserto: Erg Chebbi, Merzouga.
Arriviamo a Merzouga nel tardo pomeriggio con il sole ancora alto. Depositiamo i nostri bagagli nella stanza di un alberghetto, e poi subito saliamo sul dorso del dromedario. Non ho difficoltà ad ammettere di essere particolarmente teso, e i miei compagni di viaggio se ne sono immediatamente accorti. Però resto convinto del fatto che il mio dromedario sia stato improvvisamente (e legittimamente) colpito dalla più classica delle botte di pigrizia.
Sbuffava, faceva versi... Certo, il cammelliere l'ha convinto ad alzarzi da terra e portarmi in groppa con lo zaino alle spalle... Però mi sembrava proprio non avesse voglia. Sbuffava spesso e continuava a far versi, e in più infilava il muso nel posteriore sporco del suo compare davanti, e poi magari si avvicinava al polpaccio del coordinatore, minacciando di pulirsi sui suoi pantaloni.
Intanto mi arriva pure un sms!! I miei compagni mi vedono insicuro sopra il dromedario, e affermano a più riprese che sono storto e rischio di cadere. Io mi tengo saldo sull'appoggio e non ho questa sensazione, ma poi con un bello strattone mi rimetto dritto, a detta di tutti. Cinque minuti dopo mi trovo a cavalcare "all'amazzone" con il tappeto che fa da sella in mano, direttamente a pelo di animale!! La scena suscita l'ilarità di tutto il gruppo.
Poco tempo ancora e siamo arrivati all'accampamento di tende berbere. Siamo in mezzo alle dune che cambiano colore anche nell'arco della stessa porzione di giornata. Le sensazioni sono molto belle, anche se c'è un gruppo di persone, la luna piena a nascondere il tappeto di stelle, i touareg che cantano e suonano i loro bonghi dopo l'ottima cena ed il "whisky berbero" (ovviamente stiamo parlando del tè alla menta), le danzatrici improvvisate (ma neanche tanto) ed un inatteso trenino iniziato dagli uomini blu. L'atmosfera è davvero magica, unica, forse irripetibile.
E' casuale che nel bel mezzo del cantare tutti insieme mi venga in mente "Nel blu dipinto di blu", con la presunzione che possano cantarla davvero tutti. Pensandoci a posteriori: quale immagine migliore di "Volare", nel deserto? (continua)
Meglio le mani di un artigiano
12 anni fa

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