domenica, dicembre 16, 2007

La cura del ferro

La settimana che si è appena conclusa ci ha ricordato, se ancora se avessimo bisogno, quanto incide sulle nostre vite quotidiane il trasporto su gomma. L'80% delle merci (più o meno) viaggia su strada. Sono bastati due giorni e mezzo di sciopero dei trasportatori per mettere in difficoltà il paese. Benzinai (e ovviamente automobilisti) senza benzina, supermercati con alcuni scaffali vuoti oppure con merce non freschissima, e via dicendo. In compenso, la strada che percorro quotidianamente, la Statale 148 Pontina, era praticamente libera.
Da questa semplice osservazione si deducono alcune conseguenze.

Da tempo si parla di un'autostrada Roma - Latina, per la messa in sicurezza della statale 148. Visto che il vero problema di questa strada è l'intensità del traffico pesante, forse l'autostrada si può pure fare, però non credo che risolva i problemi. Una soluzione molto più efficace sarebbe quella di aumentare a dismisura il trasporto delle merci su ferro. Anche della cosiddetta "cura del ferro" si parla da anni, però non ho capito perché, in concreto, non si è visto far molto. Per esempio: la chiusura dell'anello ferroviario di Roma. Un progetto di cui si parla da almeno vent'anni, mai realizzato. Vabbè, attendiamo fiduciosi. Magari si farà fra vent'anni.

Un'altra considerazione riguarda i carburanti. Vi prego, facciamo una politica diversa sui carburanti e sulle automobili. Liberiamoci dalla benzina, dal gasolio. Già adesso esiste il biodiesel. Incentiviamolo, e, nel frattempo, produciamo auto che non usino carburanti derivati dal petrolio. E magari, rendiamo più facili i collegamenti tra Roma (per esempio) e Pomezia. Una bella metropolitana, un trenino, qualcosa. Perché prendere la macchina e buttarsi sulla Pontina alle 6 di mattina per arrivare al lavoro alle 9.30 non è possibile.

sabato, dicembre 01, 2007

Ci si può fidare del Walter?

Domanda da 300 milioni di euro. Il leader del PD, Veltroni, è una persona di cui ci si può fidare? E' un politico esperto, certo, ma non sarà per caso l'ultimo epigono del berlusconismo, rivisto in chiave politically correct? L'uomo che, un po' più umile dell'Unto dal Signore, vuole andare d'accordo con tutti, accontentare tutti, parlare con tutti, e tana libera tutti...

Una nota positive: il confornto tra avversari può essere una cosa civile e lo sapevamo. D'altra parte la Costituzione della Repubblica l'hanno scritta democristiani, comunisti, socialisti, tutti insieme. Ed era giusto che fosse così. Come è giusto che le "regole del gioco", vedi legge elettorale e riforme dell'assetto istituzionale del paese, vengano condivise. In era di bipolarismo (tanto più se imperfetto com'è stato finora) non si possono fare riforme della costituzione o delle regole a colpi di maggioranza. In questo, l'articolo 138 della carta costituzionale, almeno in parte, è stato superato dalla logica bipolare. Il buon senso impone la regola dei 2/3, come è stato per l'indulto. Dunque, dialogo con tutti, per poi confrontarsi sui testi e gli emendamenti nelle sedi appropriate, il Parlamento e le commissioni affari costituzionali.

Il problema, però, è un altro. Il PD ha legittimato con le primarie il leaderismo carismatico di Veltroni? Oppure è una cosa che, in qualche modo, ha intenzione di partire dal basso? La prima risposta sembrerebbe quella più realistica. Da una parte l'attivismo del segretario ha rimesso in movimento una politica italiana che era stagnante, ma che rischia, però, di dipendere sempre dalle decisioni di un uomo solo.

sabato, novembre 17, 2007

Spara Yuri spara

Adesso se ne può parlare con maggiore cognizione di causa. Domenica scorsa un ragazzo è stato ucciso. Un poliziotto ha sparato ad altezza d'uomo dalla carreggiata opposta dell'autostrada. Questo fatto gravissimo segnala un problema: nella polizia non solo c'è chi non sa fare uso delle armi (e già di per sé questo sarebbe un motivo sufficiente per allontanare il responsabile dal corpo), ma c'è anche la presunzione, evidentemente legittimata dall'alto, che un fatto di questo genere possa passare impunito, inosservato.

Domenica scorsa, per tutta la giornata, i maggiori telegiornali e giornali parlavano di "tragica fatalità", di un errore di un poliziotto; le notizie si sono fatte via via più precise, fino a quando si è saputo che il poliziotto ha sparato ad altezza d'uomo ed era nella carreggiata opposta rispetto all'automobile dove si trovava il malcapitato ragazzo.

Mi chiedo cosa sarebbe successo se tutto questo fosse stato causato da una persona comune (che ne so, un camionista ubriaco), e, meglio ancora, uno straniero. Due secondi dopo, mi ci gioco la pelle, si sarebbe gridato a destra e a manca all'assassiono, con minuti e minuti di servizi sui tg e puntate di Porta a Porta a parlarci del "problema immigrazione", con i soliti ospiti e il solito blablabla fratelli.

Se è giusto che chi si rende colpevole di un omicidio venga sottoposto allo stato di fermo quanto prima, mi chiedo come mai, per indagare su un poliziotto, per avere charezza su quel fatto, ci sia voluto tutto questo tempo. Almeno tre/quattro giorni. Se si è garantisti non lo si può essere solo con le persone, è il caso di dirlo, disarmate. Ne va di quella che noi, ancora illusi permanentemente, ci ostiniamo a chiamare democrazia.

lunedì, novembre 05, 2007

Baby sitter del presente

La nostra generazione è cresciuta con la tivvù. I nostri televisori somigliavano molto a quello della figura, mentre oggi è una gara a chi ha lo schermo più piatto, chi ha il 16:9, il DVD incorporato, chi la parabola, chi tutte queste cose assieme. Resta il fatto che i nostri ragazzi non vanno quasi più a correre in un cortile che non c'è; che quando non sai che fare o ti stufi di giocare con i bambini, invece di colorare delle figure, di correre e fantasticare, di leggere, si sceglie la via più semplice. Cartoni animati. Televisione. DVD. Il tempo libero dei nostri ragazzi è molto passivo, c'è sempre meno fantasia. Mi piacerebbe, prima o poi lo farò, che i miei nipoti passassero almeno un'intera giornata con il televisore come nella figura. Spento.

venerdì, ottobre 26, 2007

L'agonia del governo Prodi

Ancora una volta mi ritrovo a parlare di politica. Il governo Prodi sembra arrivato al capolinea, mancano solo le dimissioni o un voto di fiducia negativo. Per il resto, soprattutto in questi ultimi tempi, ha dato prova di non avere forza per andare avanti ancora a lungo. In teoria molti non aspettano altro; la delusione e la disaffezione verso questa esperienza di governo si toccano con mano.

Rimango del parere che, tra trecentomila difficoltà, e con altrettante cautele nel non mostrarsi entusiasti, questo governo qualche cosa di buono l'abbia fatto. Poco, magari, oppure ha iniziato a fare qualcosa (cfr. liberalizzazioni) che è incompiuto (e che necessita di maggiore tempo e forza). Ma non volgio dilungarmi troppo su quello che ha fatto o non ha fatto questo governo.

In questa sede m'interessa di più uno scenario possibile. Teoricamente, dicevo, molti non aspettano altro che il governo cada. Berlusconi passa tutte il tempo impegnato in questa attività. Non credo, però, che gli convenga molto andare al voto con questa legge. Anche se il Polo avesse una maggioranza meno esigua di quella attuale, si ripeterebbe uno scenario simile a quello cui stiamo assistendo: litigiosità, voti contro, e, infine, "latente" crisi politica extraparlamentare, con il risultato di perpetuare l'immobilità del paese.

Leggevo che Prodi sta cercando di capire se e come può andare avanti. Vedremo gli sviluppi della situazione. Certo è che sarà molto difficile ripartire con un'azione di governo incisiva.

mercoledì, ottobre 17, 2007

Le primarie del Partito Democratico

E così il 14 ottobre si è eletto il segretario del nascente Partito Democratico, Walter Veltroni, sindaco di Roma. Sono stati eletti anche 2800 delegati per l'assemblea costituente del partito. Lo slogan di Veltroni è stato "la nuova stagione". Sarà veramente così? Cosa dobbiamo aspettarci? Un partito neocentrista che qualcuno forse vorrebbe socialdemocratico ma che non riesce ad esserlo? Un partito che vorrebbe essere laico ma non riesce? Un partito che vorrebbe mettere la legalità e la lotta alla mafia, camorra e 'ndrangheta, ma che non riesce? Di certo, un partito che ambisce ad essere grande, che ambisce ad essere "di massa" contiene tutte le contraddizioni di cui parlo. Nonostante tutto, un partito di questo genere deve saper dare delle risposte, dovrebbe saper dare delle risposte certe, anche se poi sappiamo che il governo di un paese qualsiasi è una cosa complessa, che richiede mediazioni. Però, ad esempio, sulla lotta contro la mafia il partito ha il dovere, a mio parere, di essere intransigente.

Mi pare di aver dimostrato il mio scetticismo sul progetto del PD più volte, ho criticato anche il modo leaderistico adottato da Veltroni. Alcune sue esternazioni le ho trovate veramente fastidiose. Nonostante questo penso che sarà utile seguire l'evoluzione del progetto. Perché se riesce a svilupparsi al meglio, potrebbe davvero cambiare la geografia (e forse anche il costume) politico italiano. I leader, vecchi o nuovi che siano, hanno questa opportunità. Legittimata da oltre tre milioni di votanti. Sta a loro non sprecarla.

sabato, ottobre 06, 2007

Vecchie novità

Un'allucinazione. Andrà a finire che, a malincuore, piangendo lacrime amare quanto mai, dovrò rassegnarmi a votare il Partito Socialista. Perché il Partito Democratico è un progetto troppo confuso, fanno le primarie con le liste bloccate, Veltroni vuole cooptare Veronica Lario (che s'è fumato?), c'è voglia di partecipazione, ma non mi pare che il PD abbia fatto molto per stimolarla. E poi non sanno se vogliono essere un nuovo modello di socialdemocrazia, un grande partito di centro... Mi pare che vogliano buttare al mare le idee del socialismo. E mentre Mussi e la combriccola che lo segue decideranno sul da farsi (speriamo bene), rinasce, per la tremiliardesima volta, il Partito Socialista Italiano.

Avrà trecento miliardi di difetti, tra cui De Michelis, Bobo Craxi, e chi più ne ha più ne metta. Ma almeno ha il pregio di richiamarsi ad una tradizione (il socialismo, speriamo quello di Turati e Nenni e non quello di Craxi), a cui si aggiunge l'aperta adesione al PSE. Saranno vecchi, ma insomma, le loro idee mi sembrano più chiare di quelle del Pd. E poi con loro ci sono Angius e Grillini. Però, sinistra, ti prego.... non mi far votare socialista... mi vergogno.

martedì, ottobre 02, 2007

Corsi e ricorsi storici(?)

A volte ritornano. Ci sono episodi e luoghi, persone e sensazioni della vita che si ripresentano, strade che, inaspettatamente, si ripercorrono. Però, come diceva un vecchio saggio, non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume. Perciò ripercorri la strada, rivedi la stessa persona, certo, ma c'è sempre qualcosa di diverso. Anzi, forse la stessa idea di aver già visto un luogo e vissuto una situazione cambia inesorabilmente il nostro punto di vista. Sono tornato da un fine settimana a Campoli Appennino (FR), passato a suonare in compagnia e in allegria, con alcuni imprevisti e alcune incomprensioni. Il luogo dove abbiamo campeggiato stavolta era un po' diverso da quello che localmente chiamano "Pepp'rock". Nonostante questo avevo la sensazione di esserci già stato, in quel posto...

domenica, settembre 16, 2007

In attesa fiduciosa (?)

Oggi parlo di questo governo. Forse dobbiamo ammettere di nutrire aspettative troppo alte per un esecutivo che si regge su un senatore di differenza. Però io speravo che si affrontassero alcuni temi che erano stati posti: i diritti civili delle coppie di fatto (anche omosessuali), la riforma della legge Biagi con la previsione di maggiori tutele e garanzie. Perché non è pensabile che il precariato duri ANNI, e che chi oggi ha un "contratto atipico" non solo non sa con quanti soldi andrà in pensione, ma non sa neanche SE riuscirà ad andarci. E poi si dice che i giovani restano a casa fino a 40 anni e oltre. Ma chi glieli dà, ai giovani, i soldi per un affitto? O per un mutuo? Che futuro può avere un giovane che per tre mesi percepirà uno stipendio e poi chissà?

A dir la verità qualche segnale c'è stato. La circolare del ministro Damiano ad inizio mandato, ad esempio... oppure il famoso progetto di legge sui Dico su cui il livello polemico è stato molto alto. Forse sono segnali di qualcosa che si potrà realizzare nella prossima legislatura? Io spero si possano realizzare in questa, anche perché con un altro governo Berlusconi la vedo difficile...

La situazione è difficile da governare, i problemi sono tanti, i dubbi e le insoddisfazioni pure. Però credo che questo governo debba provarci. Anche perché sennò chi ci prova?

martedì, settembre 11, 2007

V-Day parte seconda

Alla fine, il V-Day di Grillo c'è stato. Non si può ignorarlo: organizzato solo attraverso il tam-tam di internet, ha avuto un grosso riscontro. Centinaia di migliaia di persone in piazza. Roba da mettere in difficoltà l'organizzazione di un partito o di un sindacato. Dunque, il V-Day è senz'altro un segnale di un malessere diffuso verso la politica, la lentezza nel prendere decisioni, la famosa distanza tra "il palazzo" e "la gente", le auto blu e i privilegi, le immunità che vengono confuse spesso per impunità.

Forse raccogliere una massa delusa dalla politica gridando a gran voce "Vaffa..." è facile, secondo me fin troppo facile... Però i problemi posti dal V-Day ci sono, va cercata una soluzione. Secondo me la soluzione non può e non deve essere un gigantesco "Vaffa..." di piazza, così come le proposte di legge popolare presentate da Grillo meritano una discussione più approfondita e non una firma aprioristica sulla fiducia.

Sicuramente la politica deve cambiare corso, si deve rinnovare negli uomini e nelle idee. Ma questo processo non può essere separato dall'evoluzione della cosiddetta società civile, che spesso ragiona ancora in termini da anni '70 o peggio, con schemi da guerra fredda. La famigerata transizione politica italiana, databile grosso modo dagli anni del sequestro Moro, è ancora lungi dall'essersi conclusa. Qualche passo in avanti è stato fatto, ma ci sarà pure un motivo per cui non siamo ancora riusciti ad avere una competizione leale tra schieramenti opposti che si riconoscano, però, nei principi sanciti dalla Costituzione. Schieramenti che propongano soluzioni diverse, certo, ma che non s'insultino a prescindere e che sappiano governare un paese.

Questi problemi, cari miei, non sono problemi dei politici, ma di chi li elegge. Se abbiamo politici di questo genere è perché noi ragioniamo così. In questo caso col "Vaffa..." di Grillo e company non facciamo altro che assolvere noi stessi dalle nostre responsabilità. Ma per quanto noi ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti.

Nessun V-Day potrà cambiare, con un colpo di bacchetta magica, lo spirito di contesa astiosa che aleggia nel paese, e che è rispecchiato dai toni di certi politici. Anzi, se possibile, il V-Day peggiora le cose. Non lamentiamoci, poi, se la nostra politica si riduce sempre di più al potere delegato ad un leader carismatico, sia esso Berlusconi o Veltroni (al netto di tutte le differenze tra i due, s'intende)

lunedì, settembre 03, 2007


Cercando un altro Egitto

L'Egitto va di moda. Ditemi voi se non conoscete qualcuno, più di uno, che non sia stato a Sharm el Sheik. A nuotare sul Mar Rosso, sotto la barriera corallina, a imprecare per sindromi intestinali varie. Un vecchio detto dice "se Maometto non va alla montagna, allora la montagna va da Maometto". E' il mio caso. Non sono andato in Egitto (ma magari ci vado), non credo che andrò a Sharm el Sheik, almeno fino a quando rimarrà la meta turistica più frequentata da tutti quelli che conosco. Magari va a finire che una capatina a Sharm ce la faccio, chissà. Però cercherò di adottare un punto di vista diverso dagli altri, perché non amo gli stereotipi e i luoghi comuni.

Dicevo, non sono andato in Egitto, ma in un certo senso è l'Egitto che è venuto da me. E' stato come se non aspettassi altro: l'opportunità di poter parlare in lingua straniera (inglese, ma anche francese), l'esercizio di una traduzione dall'italiano, il fascino della cultura araba coniugata alla storia dell'Egitto che è molto più antica di quella della mia città natale, Roma. E sognare l'Egitto di Nasser o di Sadat, che riescono ad essere indipendenti dal gioco delle potenze... Tanto che l'Egitto attuale è una delle chiavi per un Medio Oriente pacifico. L'Egitto, Africa e Mediterraneo allo stesso tempo, con grandissime influenze arabe. Se mi salta il ticchio, ci prenderò casa.

domenica, agosto 26, 2007

V - day

Come molti sanno, soprattutto gli internauti, Beppe Grillo ha lanciato da tempo una campagna. Il giorno cruciale sarà l'8 settembre, il nome dell'iniziativa è V-day. No, non è da confondere con V-E day, il giorno della vittoria in Europa, se non ricordo male l'8 maggio del 1945. La V sta per Vaffan****. Per chi voglia leggere, ecco il link del sito

Approfitto di questo spazio per esprimere la mia opinione in proposito.
Condivido l'idea che in Parlamento non debba sedere chi ha riportato condanne penali o chi ha processi in corso (fino alla sentenza): a queste persone dev'essere impedita la candidatura per legge. Condivido anche l'idea dell'abbattimento dei privilegi per la classe politica: auto blu e tutto il resto. Forse molti parlamentari approfittano del loro potere, e della posizione che occupano, forse sì, ed è gravissimo che ciò accada.

Tuttavia, credo, ciò non basta per mandare a quel paese l'intera classe politica, oppure la politica tout court. No, caro Beppe Grillo: così si fa il gioco di chi si fa le leggi apposta per scampare ai processi, di chi minaccia lo sciopero fiscale perché qualcuno finalmente recupera gettito dall'evasione... Così è troppo facile. Perciò, caro Beppe, io te lo dico: quello slogan è quanto di più sbagliato tu possa aver pensato. Non è così che si fa una battaglia di civiltà, cavalcando il più bieco populismo. Almeno, questa è la mia modestissima opinione.

giovedì, agosto 16, 2007

Della giustizia e della tivvù

Sbatti il mostro in prima pagina. E' il titolo di un film di Marco Bellocchio del 1972, con Gian Maria Volonté e Laura Betti, musiche di Ennio Morricone. Credo si potrebbe aggiornare il titolo pensando ai nostri telegiornali, ai vari programmi che hanno dedicato mesi al caso di Cogne, con ospiti di vario genere, ma onnipresenti, dalla Parietti ai vari Morelli, Crepet, Meluzzi, condotti a braccetto dai vari Vespa, Mentana, Costanzo di turno.

In questi giorni, mi hanno impressionato due cose: la notizia di un magistrato attaccato pesantemente dai genitori di una vittima, la reazione del pluricampione Valentino Rossi agli accertamenti fiscali. In entrambi i casi c'entra la legge, e c'entra la tv, il modo in cui viene usata.


Riguardo al primo caso un giudice può emettere una sentenza sbagliata, ma lo fa interpretando leggi, procedure, etc. Capisco, quindi, la rabbia di chi pensa ad una sentenza ingiusta; la giustizia, però, va sottratta all'arbitrio e all'emotività; se un giudice ha sbagliato dovrà dircelo il CSM, non ce lo può certo dire un genitore comprensibilmente irritato. Altrimenti, il rischio è il ritorno a d una velata forma di Terrore giacobino, in cui ad un certo punto si tagliavano le teste di tutti. Ora, certo, è quasi impensabile sottoporre alla ghigliottina i propri nemici. Però, la televisione potrebbe giocare un ruolo di "gogna" umiliante e, per certi versi, di tortura.


Nel secondo caso, capisco l'ansia di autodifesa del campione motocicilista, ma anche qui si tratta più di una "trovata pubblicitaria" che di altro. Tutti sappiamo che Londra non è Paperopoli o un paradiso fiscale noto, infatti il fisco italiano non vuole sapere perché Rossi ha la residenza a Londra. Ci si fa un'altra domanda: caro Valentino Rossi, tu risiedi a Londra. Come mai, allora, hai acquistato tutte queste auto, terreni, etc. in Italia? Non è che hai stabilito la tua residenza all'estero solo per evadere il fisco italiano? Sappi che noi abbiamo trovato in Italia molti dei tuoi interessi, quindi, se avrai evaso il fisco, dovrai pagare tutto.

Nel video-risposta trasmesso a reti unificate, Valentino Rossi non riesce a dimostrare di non aver evaso il fisco. Forse per il semplice fatto che la tv non è lo strumento adatto per farlo. Con quel messaggio, il motociclista, secondo me, cerca un'altra via di fuga: quella di far credere a tutti che ci sia una sorta di "complotto mediatico" nei suoi confronti.

Credo che sia una strategia troppo vecchia per essere credibile.


Per il resto, come dire: i giornalisti, su queste notizie, soprattutto d'estate, ci sguazzano, e non vedono l'ora di "sbattere il mostro in prima pagina".

mercoledì, agosto 08, 2007

Attenzione!!!!!

Ho saputo che Telecom Italia sta facendo una campagna telefonica in cui chiede conferma del consenso al trattamento dei dati personali per fini pubblicitari/commerciali e simili. Naturalmente nelle chiamate non si parla mai di queste finalità, ma di informazioni di carattere "tecnico-amministrativo".

Se doveste ricevere da Telecom telefonate di questo genere, fate così:

a)chiedete la riservatezza
totale in elenco

b)negate il consenso alla pubblicità (è automatico se fate anche il punto a, però specificarlo non costa nulla)

c)compilate il modulo con cui confermate la vostra volontà (facendolo sottoscrivere dal titolare dell'utenza telefonica)

d)riservatevi di fare istanza al garante per ogni violazione.


Per scaricare il modulo di cui ho scritto al punto c) andate sul sito www.telecomitalia.it : fate click sulla scritta Privacy, che si trova nell'angolo basso a sinistra (è in corpo di carattere piccolo, lettere maiuscole)



Infine, c'è il sito del garante: www.garanteprivacy.it

Tempo fa io ho inviato una mail e in risposta mi hanno mandato un modulo per fare istanza in caso di violazione. Potete fare istanza, e a questo proposito segnalo che nella sezione Privacy del sito telecomitalia.it si possono trovare anche gli elenchi dei responsabili del trattamento dei dati personali.

domenica, agosto 05, 2007

Tempi moderni

C'era una volta la fabbrica e la catena di montaggio. Gli operai eseguivano operazioni ripetitive, controllavano i vari punti della catena. C'erano turni da otto ore al giorno, lavori usuranti, straordinari non pagati e schiene spezzate, a volte non solo metaforicamente.

C'era una volta... ma siamo sicuri che con la flessibilità introdotta da anni non ci sia più niente del genere? Nel 2007, e chissà fino a quando, queste tipologie di lavoro persistono, e in certi casi sono aggravate dalla "flessibilità". Un "lavoratore atipico", in genere, è un po' meno tutelato.

Aggiungiamo a questo tutte quelle nuove forme lavorative che magari sono meno usuranti per il fisico, ma comportano uno stress notevole: per ritmo di lavoro, pressioni ricevute, turni, e così via. Scopriremo che, in fondo, le catene di montaggio possono esistere anche laddove il prodotto finale non è l'automobile o la vernice, ma magari la gestione delle pratiche e dei reclami.

Certo, c'è un abisso tra i due mondi, è innegabile. Dal punto di vista dell'organizzazione e della divisione del lavoro, però, vedo anche molti punti di contatto. Sarà colpa della mia miopia?

mercoledì, agosto 01, 2007

A forza di essere vento

Oggi si parla di Nomadi, Zingari. Credo che la canzone di Fabrizio de André, in questo caso, parli da sola. M'infastidiscono troppo le voci che parlano di queste persone solo come se fossero tutti ladri, fastidiosi, puzzolenti, etc. Sinceramente non amo molto neanche i ghetti extraurbani in cui spesso sono scaraventati. Tenuti ben lontani dai centri urbani. Certo, il nomadismo è una cultura diversa dalla nostra. Noi siamo pigri, stanziali, abituati e forse ossessionati dal possesso delle cose. Noi abbiamo messo le nostre radici, che chiamiamo patria e famiglia. Ma se allarghiamo bene lo sguardo ci accorgiamo che, parafrasando una vecchia canzone, la nostra patria è il mondo intero, che le nostre famiglie spesso non ci danno alcuna garanzia e sicurezza, anzi.

Chi siamo noi, allora, per giudicare uno stile di vita diverso? Chi siamo per poterci permettere di emettere delle sentenze senza sapere cosa e come si vive in una determinata situazione?

cito ancora Fabrizio de Andrè

«L'emarginazione deriva anche da comportamenti acquisiti da culture antichissime. Gli zingari girano il mondo da più di duemila anni, se vogliamo credere a Erodoto. Questi Rom, questo popolo libero è affetto da dromomania, cioè desiderio continuo di spostarsi. Non credo abbiano mai fatto del male a qualcuno, malgrado le strane dicerie; è vero che rubano - d'altra parte non possono rinunciare a quell'impulso primario presente nel DNA di ciascun essere umano: quello al saccheggio, di cui abbiamo avuto notizie in queste ultime amministrazioni - però non ho mai sentito dire che abbiano rubato tramite banca. Inoltre non ho mai visto una donna Rom battere un marciapiede. Girano senza portare armi; quindi se si dovesse dare un Nobel per la pace ad un popolo, quello Rom sarebbe il più indicato.»
[Presentazione del brano durante il concerto al Teatro Valli di Reggio Emilia (6/12/1997)]

E poi ancora, cito dal testo della canzone:

ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare

e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina [*]
ai miei occhi limpidi come un addio
lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio.


[*]Tenda mobile

Ecco, sono completamente d'accordo con questo brano. Non aggiungo altro perché non vorrei sconfinare nella retorica.

giovedì, luglio 26, 2007

Abbasso il Milan, Viva Coppi

Uso come titolo questa citazione di Guccini, per parlare di quello sport che anni fa seguivo con passione: il ciclismo. Da anni, ormai, non c'è Giro d'Italia o Tour de France senza che uno o più corridori non vengano trovati positivi all'antidoping. Abbiamo imparato a conoscere l'eritropoietina, una sostanza che il nostro corpo produce naturalmente, ma che esiste anche in formato farmacologico. A quanto ne so, è una molecola che può essere somministrata solo negli ospedali, in casi di anemia, e con una serie di precauzioni.

Essa, infatti, aumenta il tasso di emoglobina nel sangue, ma se usata in modo indiscriminato, può portare una persona all'infarto. Questa sostanza, assieme ad altre, viene somministrata anche a corridori ciclisti. Perché, aumentando l'emoglobina nel sangue, c'è maggiore ossigeno in circolazione, e si ha una maggiore resistenza agli sforzi. Non credo che un ciclista possa essere anemico...

Negli anni l'eritropoietina è diventata rintracciabile ai controlli, ma questo non significa che il doping nel ciclismo sia finito. Purtroppo. Perché c'è l'ormone della crescita, il testosterone, e chi più ne ha più ne metta.

Forse un'età dell'oro del ciclismo non è mai esistita, forse è un'illusione. Però, vi prego, per la vostra salute, e per il nostro cuore: fate sì che il ciclismo sia solo uno sport, con una competizione leale. Vogliamo vedere esseri umani veri sforzarsi, scattare, bestemmiare, arrancare. Non prodotti usciti da una casa di cura.

sabato, luglio 21, 2007

Sinistra, un'altra sfida

Il Consiglio dei ministri ha approvato, dopo lunghe trattative, un progetto di riforma del cosiddetto "scalone". Il piano è stato concordato con i sindacati e vede d'accordo tutti i ministri. Rifondazione comunista e Comunisti Italiani esprimono posizioni contrarie. Ancora una volta la cosiddetta "sinistra radicale" è chiamata ad una sfida. Che fare? Sottoscrivere la proposta, prendendosene la responsabilità e difendendola davanti al proprio elettorato? Oppure uscire dal governo e aprire una crisi?

I dubbi sulla riforma sono legittimi, così come le opinioni di Diliberto, Giordano & c. Il problema è questo. La politica è naturalmente fatta di compromessi, a volte anche di rinunce. A meno che non ci si voglia ridurre a forza d'importanza residuale con il solo impulso della protesta, chi è al governo deve essere consapevole delle responsabilità che ciò comporta, e a volte dei sacrifici.

L'alternativa è mandare tutto all'aria, prendendosene la responsabilità. Far ritornare al governo Berlusconi e, di conseguenza, vedere lo stato sociale progressivamente sfasciato. Se Giordano, Diliberto, o chi per loro, vogliono questo, abbiano il coraggio di assumersene la responsabilità. E non si lamentassero, poi, se scompaiono per sempre dal panorama politico italiano. Io vorrei che ci restassero, come voce critica della maggioranza. Se scompariranno sarà colpa loro.

mercoledì, luglio 11, 2007

Vivere con lentezza

E' una mia fissazione, su cui vorrei far riflettere. Molti di noi passano le giornate freneticamente, presi da mille impegni e pensieri. Forse è per questo che non riusciamo fare programmi a lungo termine, e ci ritroviamo spesso a discutere di cose piccole o di problemi quotidiani senza avere la minima idea o visione per un futuro possibile. Correndo, insomma, il nostro sguardo si sofferma giocoforza su quelli che sono i pericoli più immediati, la nostra visione ottica si restringe.

Si può vivere lentamente, invece. E' solo un altro modo per scandirsi il tempo, ma cambia radicalmente le prospettive. E' come una passeggiata, che permette di fermarsi ogni tanto, allargare lo sguardo, guardare più lontano, riflettere. Ci permette d'immaginare l'orizzonte, di fare dei disegni con la mente, di pensare a come può essere la realtà oltre il nostro campo visivo. Vivere lentamente ci permetterebbe di minimizzare alcuni problemi (e in alcuni casi di vederli per come realmente sono: delle contingenze magari fastidiose ma non vitali).

Vivere lentamente lascia un attimo di spazio in più per un sorriso, qualcosa che è molto più prezioso di un diamante, per gli altri ma anche per noi stessi.

Insomma, secondo me dovremmo prendere esempio da questa canzone del grande Bruno Lauzi...

la bella tartaruga
che cosa mangera'
chi lo sa
chi lo sa
due foglie di lattuga
poi si riposera'
ah ah ah
ah ah ah
la tartaruga
un tempo fu
un animale
che correva
a testa in giu'
come un siluro
filava via
che ti sembrava
un treno
sulla ferrovia
ma avvenne
un incidente
un muro la fermo'
si ruppe
qualche dente
e allora rallento'
la tartaruga
da allora in poi
lascia che a correre
pensiamo solo noi
perche' quel giorno
poco piu' in la'
andando piano
lei trovo'
la felicita'
un bosco di carote
un mare di gelato
che lei correndo troppo
non aveva mai guardato
e un biondo
tartarugo corazzato
che ha sposato
un mese fa
la bella tartaruga
nel mare va perche'
ma perche'
ma perche'
fa il bagno
e poi si asciuga
dai tempi di noe'
eh eh eh
eh eh eh
la tartaruga
lenta com'e'
afferra al volo
la fortuna quando c'e'
dietro una foglia
lungo la via
lei ha trovato
la' per la'
la felicita'
un prato d'insalata
un lago di frittata
spaghetti alla chitarra
per passare la serata
un bosco di carote
un mare di gelato
che lei correndo troppo
non aveva mai notato
e un biondo
tartarugo corazzato
che ha sposato
un mese fa
un mese fa.

sabato, luglio 07, 2007

Monopolio mon amour

Evviva il libero mercato. Soprattutto nell'area dei servizi di pubblica utilità. Telefono, energia elettrica e gas naturale, evviva il libero mercato. Davvero. Siamo cresciuti in regime di monopolio, noi italiani. Non siamo abituati alle liberalizzazioni. Anzi, fino a venti-trent'anni fa le maggiori imprese del capitalismo italiano erano viziate. Perché una quota di esse era detenuta dallo stato. Ricordate le partecipazioni statali? C'era anche un ministero, fino alla fine degli anni ottanta. Le aziende italiane sono abituate a ricevere aiuti dallo stato, abituate ad essere oberate di debiti nei confronti delle banche; peraltro anche le banche avevano quote azionare partecipate dallo stato.

Da vent'anni circa si parla di privatizzazioni, ora liberalizzazioni. In primo luogo lo stato ha dismesso le quote di partecipazione da banche, assicurazioni, ma anche da società come Enel e Stet. Alcune di queste società, viziate e non abituate a competere lealmente, hanno fatto cartello e ciò ha fatto sì non solo che le tariffe rimanessero più o meno costanti, ma non ha migliorato la qualità del servizio offerto.

L'esempio classico che faccio è quello della compagnia telefonica. Finché c'era la Sip ed era gestita dallo stato direttamente, l'interesse della compagnia era tutelare la continuità del servizio; quando la società è stata privatizzata, poi, chi l'ha acquistata ha badato solo al profitto e al suo tornaconto personale, con il risultato che le bollette telefoniche sono aumentate e la qualità del servizio è scarsa. Non solo, il fatto che Telecom abbia in gestione diretta la rete telefonica crea una posizione di enorme vantaggio a suo favore. Qualunque altro operatore che voglia accedere al mercato, a meno di non voler spendere miliardi di euro in infrastrutture in tutto il territorio, deve passare per Telecom, che già dispone di questo.

Dicevo all'inizio: evviva il mercato libero. Tanto più se vogliamo competere con l'Europa e se ragioniamo in termini di globalizzazione. Ma se liberalizzare vuol dire dare un vantaggio sproporzionato ad un ex monopolista senza alcuna garanzia per la qualità del servizio, come è avvenuto nel caso della telefonia, allora viva il monopolio di stato. Tutta la vita.

Questo governo ha approvato, ed è una delle misure che più condivido, dei "pacchetti" per le liberalizzazioni in settori dell'economia in cui c'erano privilegi e chiusure. Benissimo. Attenzione, però, a che questi privilegi non si coalizzino per spirito corporativo. Non solo si reitererebbe una situazione che l'Italia già conosce, ma si metterebbe a repentaglio la capacità del paese di competere all'estero

martedì, luglio 03, 2007

Ciao Uomo

Signor Capitano,
qual è la rotta
quale il destino del nostro viaggio?
Cinque miliardi di miliardi di anni
verso le pietre di una città

Ciao uomo, dove vai?
Balli nel cuore del nostro universo
ma alla fine della tua storia
piangi d'angoscia dentro di te.

Guardi lontano
oltre quel buio
c'è una cometa che viene dall'est
meglio seguirla
senza ragione
il suo bagliore ci guiderà.

Ciao uomo, dove vai?
Balli nel cuore del nostro universo
ma alla fine della tua storia
piangi d'angoscia dentro di te.

Non ho paura
di andare lontano
oltre il sipario
che copre la scena
Non ho sudato per farmi insultare
per farmi sentire un uomo sbagliato.

Ciao uomo, dove vai?
Balli nel cuore del nostro universo
ma alla fine della tua storia
piangi d'angoscia dentro di te.


E' un giorno particolare, questo. Per cui pubblico le parole di questa canzone. E le dedico ad una persona speciale.



sabato, giugno 30, 2007

Sinistra, che fare?

Il Partito Democratico è un progetto in via di definizione, Veltroni ha presentato una sua candidatura come segretario, speriamo si presentino anche altri, magari con progetti diversi, così la competizione è più vera. In tutto questo io mi aspetto che qualche passo lo muova anche la cosiddetta "cosa rossa" di Mussi, Angius & c. Ragazzi, che avete intenzione di fare? Volete solo federarvi con Diliberto, Giordano, magari anche con Boselli e Pecoraro Scanio? Per far cosa? Con quale progetto? Cari miei, capisco che siete contro la prospettiva del PD, e ne intuisco le ragioni. Anche io sono molto scettico sul "nuovo" soggetto politico. Però loro stanno lanciando una sfida. E forse sarebbe ora che voi la raccoglieste, presentando una piattaforma programmatica diversa ma riconoscibile... Che dite, non è così?

giovedì, giugno 28, 2007

Festa de l'Unità

Ieri sono andato alla festa dell'Unità (o de l'Unità, se preferite) a Roma. Mi ricordo gli anni scorsi. Quest'anno mi è parso di respirare un clima strano. Forse dovuto al mio stato d'animo. Una festa in cui la parola più usata è "democratico", mentre gli anni scorsi, affianco a questa c'era anche la parola "sinistra". Ho avuto l'impressione che in questa festa mancasse almeno un pezzo della sinistra. Ho sentito nell'aria, con piacere, il sostantivo "operaio"; c'erano scritte o stand su alimentazione biologica, diritti delle minoranze, cultura (libri, film, etc.). Nonostante questo è come se mancasse qualcosa. Mi è sembrato di percepire un certo senso di smarrimento, come se non si avessero idee chiare sulla propria identità. Eppure è almeno dal 1989 che la sinistra sta cercando una nuova collocazione nella storia italiana e internazionale.

Forse, quello che è differente, è che stavolta ci si sta lanciando in un'impresa molto difficile, quella del Partito Democratico, in cui ancora non si sa bene che fine si farà. E il discorso di Veltroni, ieri, non sembra aver sciolto tutti i dubbi in merito.

A questa sinistra dedico questi versi gucciniani:
[...]"...
noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa...
restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento,
le luci nel buio di case intraviste da un treno:
siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno..."

martedì, giugno 26, 2007

Blitzkrieg

La guerra lampo è un'illusione. I tedeschi soprattutto se ne sono accorti. L'idea che si possa vincere una guerra facendo delle incursioni rapide è folle. Perché poi finisci sempre in un pantano. La guerra è una follia al di là di questo.

La metafora della blitzkrieg, però, mi torna utile. Quando trovo una persona attraente, scatta "l'assalto": consiste in frasi ad effetto, anche un po' impegnative, dette quasi all'improvviso; oppure in parole scritte in forma di verso...

Sono incorregibilmente ingenuo. Da tempo ho capito che questa piccolissima e innocua blitzkrieg è fallimentare. M'hanno sempre risposto picche. Se volete, con il due di picche. Nonostante questo ho la sensazione che, sia pure inconsapevolmente, continuo ad adottare questa "tattica"...

domenica, giugno 24, 2007

Qualcuno era comunista

Non è solo il titolo di una canzone meravigliosa di Giorgio Gaber. E' una domanda implicita. Potrei quasi citare una frase del film "Palombella Rossa". Ecco: io mi chiedo che cosa significa essere comunisti oggi. In Italia, viene da aggiungere. Sì, perché il Partito Comunista Italiano, con tutte le sue contraddizioni e tutti i suoi difetti, non è comparabile a nessun altro partito omonimo, ed è stato il partito comunista più forte della cosiddetta Europa Occidentale. Ha partecipato attivamente al processo Costituente che ci ha regalato quel gioiello che è la Costituzione, appunto. Dio la salvi da revisioni peggiorative. Insomma, il PCI ha partecipato attivamente alla vita democratica del nostro paese, anche se ha quasi sempre avuto posizione di minoranza... Una minoranza che è arrivata al 30% sotto la segreteria Berlinguer. Molte cose hanno cambiato questa storia. Il caso Moro, innanzi tutto. E poi la fine del socialismo reale: il crollo del muro di Berlino prima e dell'Unione Sovietica poi.

Così, qualcuno ha deciso che quella parola, comunista, dovesse essere superata. Forse, ripensando alle parole del regista Moretti, qualcuno dimentica che il Partito Comunista Italiano poteva "vantarsi" di aver ben governato in Emilia-Romagna, e magari non doveva cercare modelli in Cina o in URSS; che aggiungere l'aggettivo italiano non era un mero esercizio linguistico, ma il simbolo di una specificità che aveva portato quel partito al condividere con gli altri le regole del gioco democratico.

Intanto, in mezzo a Tangentopoli, ci si chiedeva che fine avrebbero fatto i socialisti, e io pensavo che il PDS sarebbe diventato ciò che allora era il PSI di Craxi. Ex post non ero andato molto lontano dalla verità.

Ed ora, cosa sarà della sinistra italiana? Sembra in procinto di nascere il Partito Democratico, sembra che la guida di questo soggetto sia affidata a Walter Veltroni, probabilmente si faranno delle elezioni primarie. Riuscirà il "nuovo" partito a rappresentare esigenze di ridistribuzione del reddito ed uguaglianza sociale? Ad ereditare la tradizione migliore di quello che è stato il PCI?

Non illudiamoci: questa tradizione non potrà mai essere rappresentata da partitelli o partitini che portano ancora, nel nome, la parola comunista. Meno che mai da partitelli o partitini che si metteranno in posizione minoritaria come "forza di protesta". Questi soggetti, secondo me, preferirebbero stare fuori dal gioco democratico, e magari restarci. Immaginate un partito comunista così subito dopo la fine della guerra....

mercoledì, giugno 20, 2007

Traduzioni

Ogni traduzione è un problema, è un compromesso. Non si può tradurre senza, almeno in minima parte, tradire. Dopo tutto la radice dei due verbi è la stessa, e tutti e due conducono da una sponda all'altra di un fiume, metaforicamente parlando. Tra Lungotevere degli Anguillara e Piazza di Monte Savello bisogna pur costruire un ponte (anzi, due: c'è l'isola Tiberina in mezzo) altrimenti le due parti della città rimangono separate. Allo stesso modo partendo da un testo in lingua italiana per arrivare alla "sponda" di lingua inglese bisogna costruire un ponte. Le due parti rimarrano su sponde opposte, inevitabilmente, però ci sarà un punto di contatto e di interscambio. In fin dei conti credo che la traduzione sia questo, e bisogna aver il coraggio di provare e rischiare...

Così, oggi, torno a questo brano:

When I was in my twenties
I left the right
So they spoke.
Now I'm in jail
and what is right
and what is left
I just don't know

Dopo che per tanto tempo mi sono posto il problema oggi voglio provare ad affrontarlo di petto. Vediamo che ne esce.

Avevo una ventina d'anni
e ho lasciato la retta via
è stata così la sentenza.
Ora sono in cella
e cosa è giusto
cosa è rimasto
io proprio non lo so

Secondo voi, questo ponte, crolla oppure si regge?

sabato, giugno 16, 2007


Mettersi in gioco

Chi l'ha detto che i giochi sono una cosa da bambino? E chi pensa che i giochi fatti da un adulto debbano essere seriosi e pesanti? Mettersi in gioco è ridiscutere tutto, pronti alla sconfitta e ad un sorriso... Forse noi italiani non rendiamo giustizia alla parola gioco. Perché, istintivamente, siamo portati a pensare ad una cosa poco seria e futile. Invece no: il gioco è serio ma non troppo e soprattutto non è mai futile, anche se può sembrarlo.

I francesi e gl'inglesi l'hanno capito, tanto che usano la stessa parola per dire che giocano, suonano uno strumento o recitano un pezzo di teatro. In questo l'italiano sembra riduttivo. Forse è per questo che certi attori e musicisti tendono a prendersi drammaticamente sul serio... Ma invece bisogna sempre mettersi in gioco, che significa anche provare a cambiare prospettive. Non so voi, ma secondo me il gioco ha questa funzione specifica: aiutarci a crescere rimanendo sempre un po' bambini. Se si perde una delle due cose meglio lasciar stare.

mercoledì, giugno 13, 2007

Anèr Politikòs

L'uomo, diceva Aristotele, è un animale politico. Se avessi avuto la tastiera adatta avrei scritto il titolo di questo post con le lettere greche, e con tanto di spirito sopra l'alpha iniziale. Ma questo è un altro discorso. Dicevamo: l'uomo è naturalmente portato a relazioni sociali, esse creano conflitti che poi in qualche modo bisogna cercare di risolvere, con la mediazione prima di tutto.

Il compito della politica, in sostanza, è questo: mediare tra le diverse esigenze e appianare o evitare i conflitti cercando le soluzioni più condivise tra le diverse parti. In altre parole la politica è fatta di compromessi per sua natura.

Quando in giro sento le solite voci che dicono: "la politica fa schifo" o "destra e sinistra sono uguali", oppure "rubano tutti allo stesso modo", e cose simili, mi sale dentro la bile, un po' come succede nei casi descritti nel post intitolato "Idiosincrasie".

Da che mondo è mondo sono sempre esistite le degenerazioni della politica. Pare che l'Acropoli di Atene sia stata costruita con delle "tangenti"; i reati di peculato, concussione e corruzione erano ben noti anche nell'antica Roma (repubblicana, ma anche nell'impero si trovano episodi di degenerazione). Insomma, guardiamoci allo specchio e riflettiamoci un po': è esistito da qualche parte nel mondo, un sistema politico del tutto privo di degenerazioni? La risposta è no.

Ciò nonostante, secondo me, non si può dire che "sono tutti uguali", "non cambia niente", etc. etc. Questo perché poi, al di là delle degenerazioni, ognuno ha un'idea di come possa svilupparsi un paese e ridurre la diseguaglianza tra gli strati sociali, di come sfruttare le risorse a disposizione e distribuirne i benefici equamente a tutta la popolazione. E' per questo che dobbiamo ancora credere alla politica, perché tutti noi dobbiamo godere dei benefici che possono derivare dal progresso in misura eguale. Per questo dovremmo far sì che anche all'interno della politica siano abbattute le sacche di privilegio. Certo, è un lavoro difficile da farsi, e non sarà neanche breve. Intanto, però bisogna crederci, e provare a trovare un modo per realizzare in pratica queste idee...

In fin dei conti credo che l'utopia consista proprio in questo: non tanto o non solo avere un'idea, ma anche cercare (e possibilmente trovare) un modo pacifico per portarla a realizzazione concreta.

martedì, giugno 12, 2007

Silenzio

A volte bisogna ammettere di non aver proprio nulla da dire, e adeguarsi tacendo.


sabato, giugno 09, 2007

Cosa vuoi fare da grande?

Ce lo chiedevano spesso da bambini. Mi ricordo che a questa domanda avevo risposto in modo non comune. Dicevo che da grande avrei fatto il postino. Gli altri magari dicevano il pilota, oppure l'astronauta... Io volevo fare il postino. M'immaginavo il motorino, in quegli anni era il "Ciao" o il "Sì" della Piaggio, la borsona di pelle e dentro le lettere da smistare e imbucare al posto giusto. Andare in giro per la città e consegnare la posta...

Poi sono cresciuto, mi sono diplomato, mi sono laureato, ed ora, a distanza di anni e con un impego lasciato da poco, mi pongo la stessa domanda. A dir la verità me la sono posta diverse volte. Ad esempio quando ho scelto la facoltà da frequentare. Alla fine, devo dire, ho fatto la scelta giusta, per me. Scienze Politiche, ma con un bagaglio di lingue straniere che va tenuto in considerazione, valorizzato ed esercitato.

Ecco, è da questa facoltà che ho scoperto - forse l'acqua calda - una delle cose che desta il maggiore interesse in me. Il linguaggio, il suo uso a volte improprio, a volte ideologico. Può sembrare molto strano, ma ripeto: questa scoperta l'ho fatta frequentando Scienze Politiche. E sono convinto che non sarebbe stata la stessa cosa frequentare Lingue. Perché lì studi la letteratura, tutto sommato. A Scienze Politiche invece studi il Parlamento, le leggi e la stampa di quella determinata cultura, ed è quello che a me interessa. Come la stampa o la tv o i leaders politici usano la lingua, perché tutti la usano come strumento di potere, a volte anche come strumento di esclusione sociale.

Dicevo: oggi mi pongo nuovamente la domanda che dà il titolo al post. In base al mio percorso la risposta che potrei dare oggi è la seguente: lavorare in uno sportello per i diritti degl'immigrati o in una struttura similare. Per me sarebbe una valorizzazione del mio percorso di studi, una crescita, una gratificazione.

Ho paura di sognare troppo in grande per quelle che sono le mie reali possibilità, però voglio provarci. Oggi mi sento di poter dare questa risposta.

venerdì, giugno 08, 2007



Autostrada GRA

Non so perchè, ma l'anello autostradale che percorre la periferia della Capitale mi affascina. Eppure, le ultime volte che l'ho percorso, in una carreggiata piuttosto che in un'altra, mi ha fatto sudare, mi ha fatto attendere in coda, mi ha fatto fare inversione di marcia quando mi sono accorto che l'altra carreggiata scorreva meglio...

In questi ultimi anni ho visto l'anello evolversi. Non guidavo la macchina e mi ricordo che era a due corsie per carreggiata. Poi hanno iniziato i lavori per la terza corsia. Nel 2000 questi lavori sono stati completati tranne che per il quadrante nord - est, tra l'uscita per la Cassia e quella per la Flaminia. Ora, in questi giorni, ho notato che anche quel quadrante è quasi completo, ci saranno lavori per una decina di chilometri a voler esagerare.

Un altro aspetto è il tunnel dell'Appia, sembra una cosa irreale. E' nuovo e ci sono stati lavori già due/tre volte, per adeguarlo alle nuove norme.

Lo svincolo su Via Appia mi mette sempre in difficoltà. Se vuoi prendere la direzione Roma centro - S. Giovanni devi percorrere un tratto di strada in corsia di sorpasso (sic!) facendo attenzione a chi ti arriva dalla corsia di marcia e contemporaneamente non perdendo d'occhio i cartelli davanti perché potresti ritrovarti nuovamente sul GRA oppure andare, invece che verso S. Giovanni, verso Ciampino. Bisognerebbe avere quattro occhi, in quell'uscita, oppure capitarci in un momento in cui non passa veramente nessuno. O, al contrario, quando c'è una coda quasi immobile...

Forse ho capito perché mi affascina guidare sul GRA. Entrarci è un po' come entrare in un'altra dimensione, un altro mondo, un mondo a volte surreale...

mercoledì, giugno 06, 2007

Sensi unici e doppi sensi

Ho sempre avuto una certa curiosità per il linguaggio. Nella mia mente ho paragonato lo scrivere un romanzo alla costruzione di un palazzo... Insomma, giocare con le parole secondo me è molto simile a prendere le costruizioni e farci una casetta, o il casello di un'autostrada. A volte, però, le parole possono avere più di un significato. E questo è un problema soprattutto se volessimo pensare ad una traduzione, che poi ogni traduzione è un tradimento 8ma questo è un altro discorso molto complesso).

Anni fa, per gioco, ho scritto questa cosa, in inglese. Ho giocato sui doppi sensi delle parole right e left. Quest'ultima non è solo il sostantivo, ma può anche essere una forma flessa del verbo to leave, il passato. Detto questo, come tradurreste questa "poesia"?

When I was in my twenties
I left the right
So they spoke.
Now I'm in jail
and what is right
and what is left
I just don't know

martedì, giugno 05, 2007

Idiosincrasie

Non sopporto in nessun modo chi usa la lingua inglese in modo spropositato, forse perché non sa parlare l'italiano. Hai aperto il tuo account di posta? Hai visto che foto fashion? Che sito trendy...
Per non parlare degli annunci di lavoro... Società tal dei tali ricerca Key account, oppure sales editor o quello che vi pare per human resources selection e head hunting. Ho studiato l'inglese per anni, e giuro che amo lo studio delle lingue straniere. Ma queste espressioni mi fanno venire la bile dentro... Se ci fosse una persona davanti a me reagirei come Nanni Moretti in "Palombella Rossa", magari senza mollare sganassoni in faccia.

A volte penso che chi parla usando in modo spropositato queste forme lo faccia per prenderci in giro, perché non ha le idee chiare. Ho la sensazione che se chiedessi ad una persona con cui sto colloquiando (per lavoro) il tipo di mansione svolta da un key account manager, l'interlocutore mi farebbe una supercazzola sblinda con scappellamento a sinistra perché non sa neanche lui (o lei) di cosa si sta parlando.

Sarà un'impressione sbagliata, o sarà che sto invecchiando...

E non immaginate quanto mi manda in bestia l'espressione, molto di moda, "risorse umane"... Perché voi mi avete trovato in una miniera, vero?

domenica, giugno 03, 2007

Voltare pagina

In questo blog fatto di pensieri e parole (come suggerisce il titolo del primo post), sempre pensando alla crescita, bisogna voltare pagina. Nei miei vecchi diari di liceo c'erano pagine imbrattate d'inchiostro, con "poesie", scarabocchi, etc. C'erano cose "serie" e giocose, battute su cui ho riso per una mezz'ora, e cose "pesanti". Beh, diciamo che ora questo spazio vuole essere un po' così.

Dunque, rispetto al racconto, bisogna voltare pagina. Nella lettura voltare pagina non significa negare completamente ciò che è scritto in precedenza, anzi: la pagina successiva stabilisce una continuità con quelle precedenti... In fondo la crescita è questo: accumulare un bagaglio di conoscenze ed esperienze e portarsele dietro. Anche le esperienze negative, anche quelle che vorremmo dimenticare perché quando ci ripensiamo feriscono ancora.

E' impossibile negare, però si può voltare pagina.

E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure

sabato, giugno 02, 2007

Che ne sai, tu, di un campo di grano?

In questo blog volevo pubblicare "a puntate" un racconto giallo che stavo scrivendo, ma che poi ho lasciato perdere... Perché ho sempre paura di sbagliare, qualche volta ho paura di prendere delle decisioni. Crescere, come dico sempre, è un verbo incoativo.

Non esiste la maturità. Esiste la crescita, che potenzialmente arriva fino alla fine della nostra parabola vitale. Esiste un momento, nella crescita, in cui ci si ritrova adulti, si devono prendere delle decisioni autonome, ci si deve assumere delle responsabilità.

Non sempre la crescita è un percorso lineare: può andare "a strappi", rallentare, poi accelerare, fermarsi... L'unica cosa su cui ho ancora dubbi è tornare indietro.

Per ora lasciatemi invecchiare, senza maturità.

Al racconto mi dedicherò con più calma e senza l'ansia della pubblicazione. Chissà, forse potrò ripubblicarlo a puntate tra breve...