giovedì, ottobre 13, 2011

ARoma d'Oriente (4)

La mattina successiva mi preparo e consulto la mappa per decidere cosa fare. Ho una bozza di programma in mente. Partire da Eminonu per vedere la moschea di Rustem Pascià. Di lì andare verso la moschea di Solimano e passare per Beyazit oppure il Gran Bazaar, poi si vedrà. E' così che faccio, sull'idea della bozza. La moschea di Rustem Pascià è ben nascosta, e ci si arriva passando attraverso il bazaar egiziano.

Subito scatta il confronto con il Marocco. Nella medina di Meknès c'erano sia il mercato, il suq, che la moschea, la medersa (scuola coranica) etc. Ricordo chiaramente un 50 metri di spazio libero tra l'ultimo mercante e il viale che porta alla moschea, a Meknès. In questo quartiere, invece, mentre si salgono le scale per entrare nel cortile di Rustem Pascià, dalle finestre con le grate si vedono le scarpe, gli occhiali, le spezie. Ancora qualche passo e il mercato sarebbe letteralmente entrato nel cortile del tempio. E' rimasto appena fuori dal recinto.

La cosa è ancora più strana, pensando al fatto che la moschea e il suo cortile rappresentano un isolotto di pace in mezzo al quotidiano viavai e agli odori che provengono dai vicoletti che la circondano. E' un bel silenzio ed è irreale la collocazione, segno forse della "giusta distanza", sia pure ravvicinata. Dentro il tempio alcune delle decorazioni tra le più raffinate che abbia visto, di un blu che la moschea universalmente nota con questo nome non riesce neanche immaginare. Un blu ancora più intenso di quello che avevo già visto nella Sokullu Mehmet Pascià Camii, poco distante dal mio albergo.

E' all'ingresso di Rustem Pascià che fotografo i miei piedi scalzi vicino alle scarpe. Sarà la sesta (?) volta che entro in una moschea e così mi andava di ricordarlo.

Riprendo il mio cammino diretto verso la moschea di Solimano, ma mi ritrovo invece a piazza Beyazit. Poco male: la piazza è bella, poco distante c'è l'ingresso dell'università ed il Gran Bazaar. Così faccio un rapido giro da quelle parti e poi mi dirigo dove volevo andare all'inizio: non è molta la distanza. Credo che sia la moschea più grande di Istanbul, quella di Solimano. In un quartiere - Fatih - che mi sembra più "turco" (e quindi "vero") degli altri che ho visto finora. Mi concedo un pasto in un luogo che era classificato come chic ad un prezzo onesto. Il posto meritava davvero, era una delle dépendances del sultano da quelle parti. Il pasto che mangio ha un sapore molto delicato che va benissimo a rompere l'aroma delle spezie di cui sentivo ancora il retrogusto nel palato.

Ricomincia la camminata, torno a piazza Beyazit e dintorni per approfondire un po'. Tra Ordu Caddesi, il Gran Bazaar e quella piazza si concentra uno dei nuclei più movimentati della città: studenti, turisti (soprattutto dentro il bazaar), gente del posto. E' un quartiere pulsante e caotico, ma mi piace molto: nel complesso si respira un'atmosfera "autentica" e non artefatta ad uso esclusivo dei viaggiatori. A fine giornata, tornare verso l'albergo è semplice: il tram ferma proprio su Ordu Caddesi, vicino a Piazza Beyazit. Oggi ho percorso il giro che mi è piaciuto di più.

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