sabato, ottobre 29, 2011

ARoma d'Oriente (6)

Ci sono ancora molte cose che è possibile fare, molte che si potrebbero raccontare. L'idea di passare dalla sponda europea a quella asiatica, per esempio. Avrei dovuto farlo ieri, ma non me la sono sentita, anche per affaticamento. Torno a Beyoglu, la mattina presto Istiklal Caddesi è una via quasi normale, cuore pulsante della Istanbul moderna insieme a piazza Taksim. Finalmente posso vederla un po' meglio. Passeggiando vedo la chiesa di S. Antonio da Padova, edificio costruito dall'architetto Giulio Mongeri, in questa zona ci sono almeno due o tre opere sue.

Così, dopo tante moschee, entro pure in una chiesa cristiana, che non sia diventata museo (come Santa Sofia o S. Salvatore in Chora) per i suoi mosaici bizantini. Me ne vado subito, è un luogo - ai miei occhi - "normale". Come nel giorno precedente, giro qua e là quasi senza meta. Mi avvicino alla Palazzina Dolmabahce, poi entro nella Kilic Ali Pascià Camii. L'ultima moschea del mio viaggio, se siete da quelle parti passateci perché vale la pena. Dopo pranzo andrò di nuovo verso il Gran Bazaar, ma non è un luogo che mi impressiona particolarmente.

Nell'ultima serata assisto anche ad una scena improvvisa, dalle parti di Kuçuk Ayasofyia. Un matrimonio. E' una festa vera: l'autista che viene a prendere la sposa; prima di scendere si suona e si canta. Una volta che sono tutti in automobile, seguiti da un corteo di invitati, l'autista lancia dal finestrino fogliettini di carta che sembrano inviti. Li hanno raccolti alcuni bambini. Chissà, forse nel rito è prevista la partecipazione di qualche "invitato casuale".

Si è fatta ora di cena e quasi quasi a fine pasto mi fumo il narghilè. E' l'ultima serata. Il locale è un angolo di pace, solitario e rilassante. Per mangiare lo sconsiglio. Non che si mangi male, ma è tutto preparato: il riso cotto al forno a microonde... insomma, una mezza specie di piccolo McDonald dove si mangia turco. Però per il fumo ed il çay è davvero un bel posto. Sembra proprio di essere dentro una casa turca.

Il giorno dopo c'è tempo solo per la colazione ed una breve passeggiata. E' ora di partire. Ho trovato traffico e caos dappertutto. Appena arrivato mi ha impressionato la quantità di navi (e petroliere) che solcano il mar di Marmara; durante la permanenza ho avuto a che fare con il caos cittadino: turisti, turisti, persone del luogo, tram pieni (tranne la mattina presto), caos di automobili e clacson... Il viaggio finisce con il traffico sui cieli. La partenza dell'aereo ritarda di un'ora e 20: viene data precedenza prima ad altri aerei in fase di decollo, poi, dopo alcune manovre di rullaggio, ad altri che stanno per atterrare. Nella mia mente appare nitida l'immagine del semaforo che divide la Pontina dalla via Cristoforo Colombo.

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